martedì 21 marzo 2006

incontro assemblea con Fabrizio Bertini
(comitato difesa ambiente e territorio di Pistoia)
Paolo Caverni
(delegato RSU cooperativa ATI CASTEL FIORENTINO)
Sabato De Lucia(Csa Intifada)

Venerdì 24 alle ore 22
E’ ormai chiaro il fallimento della gestione dei rifiuti urbani (LR25/98) disposta nel 1997 dall’ assessore regionale verde Claudio del Lungo.
In Toscana i rifiuti, invece di diminuire, sono aumentati del 30% negli ultimi anni anche a causa dell’ assimilazione degli speciali (industriali) agli urbani.
La Toscana è la regione che in Italia produce la più alta quantità di rifiuto pro-capite l’ anno (693 Kg).
Come centro sociale e come comitati Toscani e Liguri per la difesa dell’ ambiente vogliamo entrare nel merito delle scelte poichè la salute è un diritto di tutti e quindi lo devono essere anche le decisioni in merito.
L’assessore all’ambiente regionale Artusa prevede una diminuzione dei rifiuti del 15% ed un innalzamento al 55% del riciclaggio entro il 2010 e sono in molti, soprattutto tra i promotori dei termovalorizzatori, a credere che sia un traguardo irraggiungibile.
Esperienze italiane ed internazionali ci dimostrano invece che è possibile raggiungere un recupero tra il 70 e l’ 80%.
Treviso ed il comprensorio limitrofo (15 comuni) riesce a raggiungere il 72%, il comune di Capannori è riuscito, in pochi anni, a raggiungere il 78%. Quest’ultima esperienza è stata possibile semplicemente estendedo il “porta a porta” a tutti i rifiuti, sono stati tolti i cassonetti ed i cittadini, coinvolgendoli nella collaborazione, mettono fuori tre volte la settimana l’organico, una volta l’indifferenziato, una la carta ecc. E’ evidente che con cifre cosí alte di “differenziata” sono assolutamente inutili gli “inceneritori” e questo lo dimostra il fatto che il gestore, di un impianto di nuova generazione come quello di Brescia, alla trasmissione Report su RAI 3 , dichiarava che comunque il 30% dei rifiuti finiva in discarica. Oggi nella nostra regione gli inceneritori, con quello approvato nella piana ultimamente e quello richiesto dal presidente di Publiambiente Paolo Regini in una sfortunata intervista pubblicata dal Tirreno il 01/12/2004, rischiano di diventare 15.
Se è vero che questi impianti devono essere alimentati in continuo e se è vero che 15 per 3,5 milioni di utenti è un record è legittimo pensare che si voglia incenerire rifiuti provenienti da altre regioni sotto pagamento?
A nostro avviso Regini farebbe meglio a chiarire la sua posizione poichè, in tempi in cui si parla tanto di conflitto di interesse, ci risulta essere contemporaneamente presidente di Publiambiente, propietario del call center di Publiservizi e direttore della banca di Credito Cooperativo di Cambiano.
Il fiore all’ occhiello del nostro comprensorio è sicuramente la raccolta della carta “porta a porta” che permette il riciclaggio di milioni di Kg l’anno (finirebbero in discarica) e da lavoro a più di 50 persone.
Sicuramente non si può considerare un fiore all’ occhiello nè la qualità del compost proveniente dal sistema cassonetto e, tantomeno, il sistema di lavoro della Revet, come, pultroppo le tragiche cronache dimostrano.
Noi crediamo nella necessità della riduzione alla fonte, nel blocco delle produzioni nocive e nel non dover produrre ciò che non si può riciclare. Gli inceneritori, con il loro corollario di discariche per le ceneri tossiche, non solo sono dannosi sul piano sanitario per le emissioni di diossine, furani e metalli pesanti provenienti anche dai più moderni impianti.
Essi sono ancora più negativi perchè sottomettono a questa scelta, che una volta operata diventa irreversibile, la quasi totalità degli investimenti e l’organizzazione della gestione dei rifiuti, favorendo massicci processi di privatizzazione.
Investimenti che, al contrario, devono essere indirizzati alla riduzione alla fonte degli scarti, a promuovere raccolte e modalità di tariffazione che favoriscono il riuso e sistema di raccolta domiciliarizzati. Ciò favorisce lo sviluppo d’imprese locali e il recupero di materiali.