Cittadini e associazioni si stanno organizzando contro un progetto per il trattamento di scarti animali finalizzato alla produzione di elettricità …intanto l’azienda ha appena ritirato il progetto
I Cobas dell’ empolese-valdelsa e la Comunità in Resistenza sono al fianco del costituendo comitato popolare nell’osteggiare l’ipotesi di costruzione dell’ impianto SOA (sottoprodotti di origine animale) Ecobit nella zona industriale della Pratella, a Fibbiana.
Questo territorio è particolarmente sensibile dal punto di vita ambientale
soprattutto per la presenza superficiale delle acque di falda dell’Arno che
scorreva qui vicino fino in epoca rinascimentale.
La cementificazione dell’area, realizzata negli ultimi anni è il risultato
di un’idea di sviluppo, seguita e sostenuta dalle scelte urbanistiche,
basata su un sistema di produzione e di mercato globalizzato il cui
fallimento è oggi sotto gli occhi di tutti e stiamo pagando caro. La
previsione dell’impianto SOA segna così la continuità con un sistema
produttivo nocivo per la salute e per l’ ambiente e ancora una volta
riflette l’incapacità di riconoscere nelle risorse locali, sia territoriali
che di saperi artigianali, il punto di partenza per uno sviluppo locale
autosostenibile.
E’ evidente che impianti e soprattutto scelte del genere, non siano un
problema specifico della cittadinanza di Montelupo Fiorentino ma riguardino
tutti gli abitanti del comprensorio, non a caso l’ approvazione spetta all’
unione dei comuni. Una popolazione che si impegna in una raccolta
differenziata che supera il 90% perché dovrebbe accettare un peggioramento
-grande o piccolo che sia spetta ai tecnici quantificarlo- della propria
qualità della vita? L’ impianto dovrebbe sorgere in una zona in cui non ci
sono grandi allevamenti intensivi di bestiame per cui si deduce che la
materia prima venga importata, su gomma, da altre zone d’ Italia, diventando
un anello del dissennato sistema di produzione alimentare basato sugli
allevamenti dove gli animali vivono in condizioni infernali e su
un’agricoltura sempre più lontana dai cicli naturali e dipendente da concimi
e pesticidi.
Tutto questo al solo scopo di arricchire pochi a scapito della salute di
tutti. Non cediamo al solito ricatto all’italiana o salute o lavoro, nessun
posto di lavoro è tale se non è garantita la salute del lavoratore e della
cittadinanza tutta.
Come Comunità in Resistenza e Cobas dell’empolese-valdelsa ci impegneremo ad
organizzare iniziative volte a informare e coinvolgere tutta la nostra area
riguardo a questo scellerato progetto. Invitiamo pertanto anche tutti gli
altri soggetti del territorio, sensibili al tema del’ ambiente, a
collaborare attivamente a questa campagna informativa.
Csa Intifada/Comunità in Resistenza
Cobas Empoli-valdelsa
***Aggiornamento: Proprio mentre stavamo pubblicando questo articolo, si apprende dal quotidiano locale La Nazione che la ditta Colorobbia ha ritirato il progetto. Attivisti della Comunità in Resistenza intervistati, hanno commentato che probabilmente questa marcia indietro è dovuta alla difficoltà cui si era ritrovata l’amministrazione comunale del Pd, nel dover gestire questa patata bollente proprio pochi mesi prima delle elezioni comunali. La grande risposta dei cittadini e delle associazioni locali ha dato i suoi frutti,. Nonostante tutto, l’attenzione rimane alta, ed il processo organizzativo del comitato non si ferma, perchè dopo le elezioni di maggio, chissà che non ricompaia il progetto che per il momento è stato fermato.